Lecce (martedì, 17 giugno 2025) —. Non è mai stata una notte come le altre, quella che precede l’esame di Maturità. È un confine sottile tra l’adolescenza e ciò che verrà dopo, tra le illusioni dell’età acerba e il disincanto del mondo adulto.
di Valeria Russo
Un passaggio quasi iniziatico, che non si consuma solo sui banchi, ma nel cuore, nella carne viva delle emozioni, nei silenzi pesanti che si annidano nelle stanze illuminate a notte fonda.
In molti, nel tempo, hanno provato a darle forma: Antonello Venditti ne fece un’icona cantata, Fausto Brizzi tentò di narrarla con la lente della commedia. Ma la verità è che quella notte sfugge a ogni definizione, perché appartiene a una geografia intima e mutevole, fatta di tremori, rituali, mezze risate soffocate dalla tensione, e un senso di vertigine che non si lascia contenere.
La notte prima degli esami è una nazione a parte, abitata da studenti insonni e famiglie che ripetono, come un mantra stanco, che andrà tutto bene. È la notte dei rimorsi e dei “se avessi studiato di più”, dei libri sfogliati senza capire, del caffè amaro e delle speranze sussurrate al buio. È l’attesa senza redenzione, dove ognuno cerca il proprio appiglio: chi nei santi patroni dell’impossibile – San Giuseppe da Copertino, San Luigi Gonzaga, Sant’Espedito – chi in un tema già svolto pescato su un blog, chi nella compagnia rassicurante dei compagni di classe.
Eppure, sotto questa agitazione disordinata, pulsa un sentimento più profondo: la paura di crescere. Non è solo l’esame a fare tremare le mani: è la consapevolezza che la stagione dell’innocenza sta finendo. Che da domani, forse, si sarà altro: studenti universitari, lavoratori, viaggiatori incerti. È la malinconia che precede ogni svolta, ogni addio.
Perché quella notte, anche se non somiglierà a un film e nessuno bacerà Claudia, resta incisa nella memoria con la precisione dei momenti che contano davvero. Il giorno dopo, seduti davanti a un foglio bianco, tra un’introduzione faticosa e una citazione recuperata in extremis, i maturandi non avranno ancora varcato del tutto la soglia. Ma avranno iniziato a farlo.
In fondo, questa è la vera eredità della maturità: non il voto, né la traccia scelta, ma l’iniziazione silenziosa a una vita che non fa sconti, e che proprio per questo chiede – una volta per tutte – di diventare grandi. E così, mentre la notte si chiude e le prime luci si affacciano sulle aule, resta un pensiero ostinato: la magia non è nella prova in sé, ma nel coraggio di affrontarla.
Last modified: Giugno 17, 2025