Scritto da 11:00 am Lecce, Attualità, Top News

La solidarietà va in porta: il Lecce firma per gli ultimi 

Lecce (martedì, 24 giugno 2025) —. Ci sono partite che non si giocano in campo, ma fuori. Senza palloni, senza rigori, senza VAR. E spesso, senza pubblico. Ma che contano, eccome. Come quella che si è giocata ieri – in Prefettura, mica allo stadio – tra la Comunità Emmanuel e l’U.S. Lecce.

di Valeria Russo

Un fischio d’inizio silenzioso, ma decisivo: nasce il protocollo d’intesa per la “Spesa sospesa”, un’iniziativa che mescola altruismo e calcio, con un pizzico di economia civica e un bel po’ di dignità umana.

Il Lecce, che di lotte sa qualcosa (non solo sportive), entra in campo in una squadra più grande: quella dei cittadini che non si rassegnano a vedere la povertà trasformarsi in paesaggio. E si mette a disposizione, non con i soliti proclami da marketing sociale, ma con una firma vera – accanto a quella della Comunità Emmanuel, che da 45 anni porta avanti il difficile mestiere dell’umanità.

Nel lessico un po’ cerimonioso delle prefetture, il documento siglato è “un ulteriore tassello di una strategia di coesione sociale”, ma a ben vedere è molto di più. È un calcio dato allo spreco (alimentare, farmaceutico, valoriale), e un assist a chi oggi – in Salento come altrove – non riesce nemmeno a pareggiare con il carrello della spesa. Le “nuove povertà”, dice il comunicato. Ma tanto nuove non sono più: hanno la faccia della pensione minima, del part-time eterno, della bolletta che non perdona.

Il Prefetto Natalino Manno ha ricordato che “le istituzioni devono essere al servizio degli ultimi”. Parole che suonano quasi rivoluzionarie, se si considera che l’abitudine di voltarsi dall’altra parte è sempre in cima alla classifica. Invece qui si guarda in faccia il bisogno, lo si organizza, lo si affronta insieme. E non è solo una questione di buon cuore: è un’idea di società.

Il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, promette di coinvolgere sponsor e tifosi. Non per un coro da stadio, ma per un gesto concreto: finanziare, con raccolte fondi durante le partite casalinghe, una rete solidale che non ha confini di colore, di bandiera, di fede calcistica. Tutti convocati. La Comunità Emmanuel farà la sua parte, come sempre: trasparenza, rendicontazione, presenza costante sul territorio. Non per vetrina, ma per responsabilità.

C’è anche un premio in palio – il “Premio Responsabilità Sociale” – ma non è la coppa che conta. Conta l’alleanza tra pubblico e privato, tra chi governa e chi agisce. Conta il fatto che in un tempo di disillusione e cinismo, qualcuno ancora crede che la parola “giustizia” possa essere accompagnata da “sociale” senza provocare sarcasmo.

E infine, come un’ultima dedica scritta a mano su una bandiera giallorossa, c’è il grazie collettivo a Padre Mario Marafioti e a tutti i volontari della Comunità Emmanuel. Da quarantacinque anni presidiano la parte buona del mondo. Quella che, senza clamore, mette insieme le briciole per fare pane, e i gesti per fare società.

Perché, a volte, il vero campionato si gioca sotto traccia. E vincerlo non dà punti, ma senso.

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Last modified: Giugno 24, 2025
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