Scritto da 11:46 pm Lecce, Attualità, Top News

Lecce e la sfida del turismo: tra crescita economica e rischio di perdita d’identità urbana

Lecce (lunedì, 9 giugno 2025) — Negli ultimi anni, Lecce ha vissuto una vera e propria trasformazione, spinta da un’espansione turistica che non riguarda più soltanto il centro storico, ma si estende ormai anche ai quartieri periferici.

di Valeria Russo

Bed & breakfast sempre più numerosi, locali di ristorazione che si moltiplicano e un’identità culturale che diventa brand: tutto è “tipico”, “salentino” o “alla leccese”, persino il caffè in ghiaccio con latte di mandorla, ormai emblema della città. Un fenomeno che ha portato benefici economici evidenti, ma che al tempo stesso solleva interrogativi importanti sul futuro della città e sul suo equilibrio sociale. Se ne è discusso in occasione dell’incontro “La città delle persone”, organizzato dal movimento Lecce Città Pubblica, con la partecipazione di Alessandro Coppola, docente di urbanistica al Politecnico di Milano. Il tema centrale è la turistificazione, ovvero il processo per cui una città, o parte di essa, si riconfigura progressivamente per soddisfare le esigenze dei visitatori, spesso a scapito della vita quotidiana dei residenti. Una dinamica sempre più evidente anche a Lecce, che con poco meno di 100.000 abitanti e un hinterland che supera il doppio, fatica oggi a garantire accesso alla casa a studenti fuori sede e famiglie. “Quando il centro storico diventa esclusivamente funzionale al turismo – spiega Coppola – si genera un senso di estraneità nei residenti, che non si riconoscono più nei luoghi simbolo della propria città. Questo crea squilibri profondi e può portare anche a un cambiamento nell’opinione pubblica, sempre meno favorevole a un modello che altera radicalmente il modo di vivere la città”. Non si tratta solo di una questione simbolica. La crescente presenza turistica nelle aree centrali, dove si concentra anche la maggior parte dei servizi, sta modificando la composizione sociale dei quartieri. Chi non riesce più a sostenere i costi degli affitti è costretto a spostarsi in zone meno servite, con un inevitabile peggioramento della qualità della vita. “Abbiamo a che fare con una città che non cresce in estensione, ma dove il numero dei servizi rimane sostanzialmente stabile – continua Coppola –. Allontanare le persone dalle aree centrali significa anche allontanarle da opportunità sociali, culturali e ricreative”. Ma cosa possono fare le amministrazioni per contrastare questi effetti e preservare la residenzialità urbana? Secondo il docente del Politecnico, esistono margini di intervento, ma occorre una visione politica chiara. I Comuni, ad esempio, possono regolamentare l’uso del patrimonio pubblico, orientandolo verso l’housing sociale e l’affitto a lungo termine, evitando che venga destinato a usi turistici speculativi. Inoltre, è possibile vincolare i nuovi interventi edilizi a una quota di edilizia accessibile e incentivare formule abitative alternative, come cooperative o progetti gestiti da soggetti del terzo settore. Tuttavia, resta il limite normativo sull’extra-alberghiero, un ambito in cui i Comuni non hanno oggi poteri regolatori diretti, al contrario di quanto avviene in altri paesi europei. “Senza strumenti adeguati e senza una regia nazionale – conclude Coppola – le città rischiano di perdere la loro funzione principale: essere luoghi di vita e non solo scenografie per il tempo libero dei turisti”. Lecce, in questo scenario, si trova di fronte a un bivio: continuare a cavalcare l’onda del turismo o tentare una via equilibrata, capace di coniugare sviluppo economico, coesione sociale e diritto alla città.

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Last modified: Giugno 10, 2025
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