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Lecce, pennelli d’Oriente e pixel d’Occidente

Lecce (domenica, 29 giugno 2025) — Ci sono gesti antichi che sopravvivono al tempo, e altri nuovissimi che sopravvivono a se stessi. In mezzo, c’è l’arte, che non si chiede mai se è contemporanea o no, perché – quando è vera – lo è per definizione.

di Valeria Russo

Succede allora che in una mattina di fine giugno, in un’Accademia di Belle Arti lambita dai muretti a secco e dal barocco più estroverso d’Italia, arrivi silenziosamente un piccolo tsunami chiamato Levante Prize.

Non è solo una mostra. È una stretta di mano tra la Cina e l’Italia, fatta di grafite, inchiostro, acquerello, digital art. Cioè: un atlante emotivo composto da 28 opere selezionate da una giuria italo-cinese, tutte firmate da giovani artisti e artiste che – se non costruiranno il futuro – perlomeno ci stanno provando con convinzione. Come dire: se dobbiamo andare verso l’incerto, almeno facciamolo con stile.

Lunedì 30 giugno, ore 11, ingresso gratuito: un appuntamento preciso e già carico di simboli, come tutte le cose piccole che fanno rumore. La mostra resterà aperta fino al 4 luglio, giusto il tempo per permettere ai curiosi, ai professori, agli appassionati, agli studenti e agli eterni studenti, di perdersi dentro lavori che parlano molte lingue ma suonano la stessa musica.

Una giuria composta da docenti e rappresentanti delle accademie coinvolte (Lecce, Siracusa, Matera) ha selezionato le opere. Tra i vincitori – nomi da tenere a mente più per il futuro che per la pronuncia – Yu Boda, Huang Jijia, Margherita Salamida, Benedetta Chiriatti, Giulia Carluccio, Meng Fuhao. Da Bari a Frosinone, passando per Pechino, tutti uniti sotto lo stesso cielo e lo stesso cavalletto.

Durante il vernissage, non poteva mancare la colonna sonora: gli studenti del Conservatorio “Tito Schipa” accompagneranno i visitatori con un intermezzo musicale dal titolo à la Schubert, “Moments musicaux”. Perché anche le note, come le immagini, viaggiano leggere e si intendono senza bisogno di interpreti.

Ma non finisce qui. L’iniziativa, promossa dall’Associazione degli Studenti e Studiosi Cinesi in Italia, inaugura anche il “Welcome Office International” – nome da aeroporto internazionale, cuore da paese del Sud – uno sportello dedicato agli studenti stranieri che scelgono Lecce come destinazione formativa. Un gesto, anche questo, d’arte civile: accogliere. Offrire orientamento, informazioni, orizzonti.

Il presidente Nicola Ciracì e il direttore Nunzio Fiore lo dicono senza giri di parole: “abbiamo tutto, ci mancano solo gli spazi”. Frase perfetta per una città dove la bellezza esonda e le aule straripano. Ma nel frattempo, loro ci provano: con il Levante Prize, con i progetti PNRR, con le fiere internazionali, con Erasmus che non è più solo un nome, ma un modo di stare al mondo.

E poi c’è “Diary” – altro nome à la moda – progetto sull’arte aumentata, sul digitale che non smette di corteggiare la materia. L’Accademia di Lecce ne è capofila, e non è solo un dettaglio burocratico. È la conferma che da queste parti, dove il vento soffia dal mare e le pietre parlano in dialetto, si può anche parlare globale.

Perché tra un pixel e un pennello, tra un’ombra cinese e una luce salentina, si disegna qualcosa che assomiglia a un futuro. Forse non risolverà i problemi del mondo. Ma almeno – e non è poco – li renderà più belli da guardare.

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Last modified: Giugno 30, 2025
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