Lecce (venerdì, 09 maggio 2025) —. Quando la fumata bianca ha annunciato l’elezione del nuovo Papa, in Piazza San Pietro si è diffuso un nome inaspettato: Robert Francis Prevost. L’agostiniano statunitense, nato a Chicago e missionario in Perù, ha scelto il nome di Leone XIV, rompendo ogni previsione e segnando un passaggio storico come primo pontefice nordamericano.
di Valeria Russo
Fino all’ultimo, i pronostici puntavano su Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano e volto di continuità con Papa Francesco. Ma la sua figura, troppo legata all’eredità bergogliana e alla discussa gestione dell’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi, non ha convinto il Collegio cardinalizio. Neppure l’ala curiale e i cosiddetti “bergogliani” sono riusciti a convergere su candidati come Mario Grech, Jean-Marc Aveline o Matteo Zuppi, considerati interpreti di una Chiesa sinodale e aperta. Parolin è stato “bruciato” già al primo scrutinio: la voglia di cambiamento ha prevalso sul profilo rassicurante. L’ascesa di Prevost ha preso forma durante gli incontri informali tra cardinali anglofoni, riuniti anche al ricevimento del Commonwealth. Lì, figure come Timothy Dolan, cardinale di New York e abile tessitore di alleanze, hanno spinto per una candidatura meno polarizzante, ma al contempo capace di rappresentare una Chiesa globale. Dolan, già influente nel Conclave che elesse Francesco, ha giocato un ruolo da vero kingmaker: ha riunito l’episcopato americano diviso tra progressisti e conservatori e ha individuato in Prevost un punto di equilibrio. La scelta ha una forte valenza simbolica: statunitense ma profondamente legato all’America Latina, Prevost ha un passato da missionario in Perù, una carriera in curia come prefetto della Congregazione per i vescovi, ed è perfettamente bilingue in inglese e spagnolo, oltre che fluente in italiano. Un profilo capace di parlare al mondo, ma anche agli ambienti ecclesiali che chiedevano maggiore sobrietà dottrinale dopo le aperture di Francesco. Nei giorni precedenti al Conclave, Prevost aveva rilasciato un’intervista toccante, in cui parlava del ruolo centrale della famiglia nella sua vocazione. Parole sobrie, ma lette da molti come un richiamo a un’impostazione più tradizionale, gradita a chi ha visto con inquietudine le aperture verso le unioni omosessuali e la pastorale LGBT. La scelta di chiamarsi Leone XIV richiama esplicitamente Leone XIII, autore della storica Rerum Novarum e padre della Dottrina sociale della Chiesa. Un segnale chiaro: sarà un pontificato che guarda ai temi sociali con fermezza, ma anche con prudenza dottrinale. Un cambio di passo, forse, ma senza negare l’eredità di Francesco. Con un conclave durato solo due giorni e chiuso al quarto scrutinio, la Chiesa ha voltato pagina. E ha scelto un Papa che parla più lingue, costruisce ponti, ma non fa promesse affrettate.
Last modified: Maggio 9, 2025