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RICCI DI MARE IN PERICOLO: CROLLANO LE POPOLAZIONI DI PARACENTROTUS LIVIDUS NEL MEDITERRANEO

Lo studio coordinato dall’Università del Salento pubblicato su Scientific Reports lancia l’allarme sulla crisi ecologica della specie

Lecce (sabato, 31 maggio 2025) —  Il riccio di mare viola, simbolo della biodiversità marina del Mediterraneo e protagonista di numerose tradizioni culinarie, sta scomparendo.

di Valeria Russo

A denunciarlo è un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports del gruppo Nature, frutto di un’indagine internazionale guidata dal professor Stefano Piraino, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento. L’indagine, condotta in collaborazione con ARPA Puglia, Università di Palermo e Università di Malta nell’ambito del National Biodiversity Future Center (NBFC), rivela un dato allarmante: le popolazioni di Paracentrotus lividus, il riccio di mare più diffuso del Mediterraneo, sono in rapido declino, in particolare lungo le coste di Puglia e Sicilia.

Dati senza precedenti: meno di 0,2 ricci per metro quadrato

Durante le campagne di monitoraggio effettuate nell’estate del 2023, i ricercatori hanno rilevato densità estremamente basse: meno di 0,2 individui per metro quadrato. Un valore mai registrato prima e che lascia presagire un collasso ecologico imminente. Ancora più preoccupante è il fatto che non siano emerse differenze sostanziali tra le aree marine protette e quelle non tutelate, sollevando dubbi sull’efficacia delle misure di conservazione finora adottate.

Il declino cominciato nel 2003, tra pesca e crisi climatica

Una dettagliata meta-analisi di dati raccolti negli ultimi trent’anni ha evidenziato come il declino della specie abbia avuto inizio nel 2003, anno segnato da un’intensa ondata di calore a livello europeo e da un’insolita impennata delle temperature marine. Secondo gli studiosi, la crisi del riccio di mare viola non può essere spiegata da una singola causa, ma è il risultato di una pericolosa combinazione tra sovrasfruttamento da parte dell’uomo e i cambiamenti climatici in atto.

Un campanello d’allarme per la biodiversità

«La situazione è estremamente grave – commenta Andrea Toso, ricercatore e primo autore dello studio –. Il riccio di mare rappresenta un tassello fondamentale degli ecosistemi costieri. La sua scomparsa non è solo una minaccia per il settore ittico e gastronomico, ma anche un segnale evidente del deterioramento dell’equilibrio ecologico marino». Sulla stessa linea il professor Piraino, che sottolinea l’urgenza di misure concrete: «Occorrono politiche di gestione della pesca più sostenibili e un monitoraggio costante delle popolazioni marine. Senza un cambiamento immediato, rischiamo di perdere una specie chiave per la salute del nostro mare».

Un appello alla tutela ambientale

Lo studio si pone come un importante contributo scientifico alla riflessione sulle politiche ambientali, evidenziando come la salvaguardia della biodiversità marina sia strettamente legata alla lotta contro il cambiamento climatico e alla regolamentazione delle attività umane. Il riccio di mare viola, oltre al suo valore economico e culturale, è infatti un bioindicatore essenziale della salute degli habitat costieri. La sua drastica riduzione suona come un campanello d’allarme che non può più essere ignorato.

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Last modified: Maggio 31, 2025
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