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Imprenditorialità in Italia: segnali di ripresa ma il Paese resta fanalino di coda in Europa

Lecce (lunedì, 12 maggio 2025) — Dal rapporto GEM 2024-2025 emerge una fotografia in chiaroscuro dell’ecosistema imprenditoriale italiano: in crescita il tasso di attività giovanile post-Covid, ma preoccupano i ritardi strutturali nella formazione, il divario di genere e la scarsa propensione all’impresa.

di Valeria Russo

L’Italia si colloca al 34º posto nel ranking mondiale sulla propensione imprenditoriale, un dato che conferma il ritardo strutturale del Paese nell’innovazione e nella creazione d’impresa. A rivelarlo è il Rapporto GEM Italia 2024-2025, presentato a Roma presso gli Horti Sallustiani da Universitas Mercatorum, l’università delle Camere di Commercio italiane del gruppo Multiversity. Il Global Entrepreneurship Monitor, realizzato in collaborazione con 51 paesi e oltre 100 mila interviste, ha coinvolto 2000 italiani nel corso dell’anno, tracciando un quadro dettagliato delle sfide e delle opportunità che caratterizzano l’ecosistema imprenditoriale nazionale.

Settore manifatturiero in affanno

I dati più critici riguardano il settore manifatturiero, storicamente asse portante dell’economia italiana. Nel 2024, le nuove imprese in questo ambito rappresentano poco più del 60% rispetto al 2010, con un trend in netto calo. Anche considerando tutti i settori, il numero di nuove imprese avviate nell’ultimo biennio è compreso tra il 75% e l’80% dei livelli registrati quattordici anni fa.

Segnali positivi: ripresa post-Covid e ruolo della formazione

Un segnale incoraggiante arriva però dall’indice TEA (Total early-stage Entrepreneurial Activity), che misura il tasso di attività imprenditoriale nelle prime fasi. Dopo un crollo al 2% nel 2020, l’indicatore è salito al 9,6% nel 2024, segnalando una ripresa significativa dopo la pandemia. A trainare questa crescita sono soprattutto i giovani laureati, con un TEA superiore al 15%, contro un valore inferiore al 10% tra i non laureati. «Questi numeri ci dicono che l’istruzione fa la differenza. La scarsità di giovani laureati in Italia può essere un limite per la diffusione dell’imprenditorialità», ha spiegato Alessandra Micozzi, professoressa ordinaria di Economia Applicata e coordinatrice del team GEM Italia. In questa direzione si inserisce il Contamination Lab lanciato nel 2024 da Universitas Mercatorum: un programma di alta formazione rivolto a studenti, dottorandi e assegnisti, per formare nuove generazioni di imprenditori. La seconda edizione è già prevista per il 2025.

Donne e giovani ancora indietro

Tra i dati più allarmanti, il divario di genere: le donne italiane avviano imprese in misura inferiore del 50% rispetto agli uomini, un gap superiore alla media delle economie avanzate. Anche le imprese giovanili risultano penalizzate, con un calo marcato negli ultimi dieci anni in quasi tutti i settori, fatta eccezione per quello dei servizi – in particolare quelli legati all’innovazione e alla digitalizzazione. «Questo riflette le difficoltà che i giovani incontrano nel trasformare idee in imprese, tra burocrazia, accesso al credito e mancanza di competenze», ha commentato Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere.

Il ruolo delle politiche pubbliche

Il rapporto mette in evidenza il bisogno di politiche più incisive a sostegno dell’imprenditorialità. «Il GEM rappresenta un frame informativo utile per indirizzare le strategie nazionali e locali – ha dichiarato Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi G. Tagliacarne –. I dati raccolti consentono di individuare con precisione i nodi da sciogliere: burocrazia, formazione, accesso al credito e inclusività». Un messaggio condiviso anche dal rettore di Universitas Mercatorum, Giovanni Cannata, che ha ribadito l’impegno dell’ateneo nel promuovere un contributo scientifico e culturale al rilancio dell’imprenditorialità: «Abbiamo sostenuto questa indagine per offrire strumenti concreti al dibattito politico e accademico, ma anche per stimolare una nuova cultura d’impresa nel nostro Paese».

Verso un’economia più dinamica e inclusiva

Se da un lato l’Italia resta indietro rispetto ad altri Paesi avanzati per propensione imprenditoriale, dall’altro il GEM 2024-2025 rileva alcune aree di dinamismo, soprattutto in quei territori dove l’innovazione digitale e le reti di supporto stanno incentivando la nascita di nuove imprese. «L’iniziativa imprenditoriale non nasce dal nulla – ha concluso Alessandro Varaldo, amministratore delegato di Banca Aletti – ma cresce se accompagnata da un ecosistema che la sostiene. Istituzioni, finanza, scuola e imprese devono fare sistema per creare un ambiente fertile e meritocratico». In un contesto economico ancora incerto, investire nella cultura imprenditoriale appare oggi una delle leve più strategiche per il rilancio sostenibile e inclusivo dell’Italia.

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Last modified: Maggio 12, 2025
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