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Annamé, il grido di una donna e del Sud che non sa perdonare

Lecce — Con Annamé. La madre dei pozzi, edito da Besa Muci nella collana Nadir, Giuseppe Cristaldi torna in libreria con un romanzo che scuote, ferisce e costringe a guardare negli occhi una realtà spesso rimossa. Il suo è un racconto che affonda le radici nel Salento più arcaico e superstizioso, dove la violenza sulle donne non è solo un fatto individuale ma un fenomeno sociale e culturale, sedimentato in secoli di silenzi e di colpe condivise.

di Nicola De Dominicis

La protagonista, Anna, detta “Annamé”, nasce nel buio di una cantina, “figlia del peccato”, come la chiama la comunità che la respinge fin dal primo respiro. Il suo nome, nel dialetto salentino, evoca l’urgenza del fare presto, ma anche l’invito a farsi da parte, a non disturbare. In quel nome si condensa il destino di una donna segnata dal disprezzo e dall’esclusione, simbolo di tante altre costrette a vivere ai margini. Attorno a lei, un mondo povero e feroce, in cui la fede si confonde con la superstizione e la pietà con l’ipocrisia.

Cristaldi costruisce un romanzo di potente intensità visiva e linguistica, dove la parola è terra e dolore insieme. Il pozzo, elemento centrale della narrazione, diventa metafora dell’abisso interiore che Anna scava per ritrovare la propria verità: un cammino che passa attraverso la rabbia, la memoria e la ribellione. Ogni scavo è un atto di resistenza, ogni ferita una rinascita. Come scrive Natalia Ginzburg, citata in apertura, i pozzi sono “infiniti, come solo le donne sanno”.

L’autore non cerca consolazioni né finali pacificatori: preferisce mostrare un Sud senza redenzione, dove le vittime trovano voce solo attraverso la letteratura. Annamé non è soltanto un romanzo contro la violenza di genere, ma un atto d’accusa contro un sistema culturale che ancora giustifica la sopraffazione e zittisce chi non si conforma.

Giuseppe Cristaldi, classe 1983, originario di Parabita, conferma la sua capacità di unire impegno civile e lirismo. Dopo opere come Storia di un metronomo capovolto e Un rumore di gabbiani, torna con un testo che non lascia scampo, una denuncia poetica e viscerale che parla al cuore e alla coscienza del lettore.

Immagine: copertina del libro.

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Last modified: Ottobre 25, 2025
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