Lecce (domenica, 22 giugno 2025) —. C’è una notte all’anno in cui persino i più razionali – quelli con il calendario pieno, lo smartwatch al polso e lo scetticismo nel cassetto – si concedono una distrazione poetica.
di Valeria Russo
È la notte tra il 23 e il 24 giugno, detta anche, con austera semplicità, notte di San Giovanni. Da secoli si trascina dietro erbe, leggende, rituali e un pizzico (generoso) di superstizione. Ma anche chi non crede, in fondo, ci spera. E sperare non costa nulla, a differenza della menta bio al mercato.
Quando l’acqua non è solo acqua
Protagonista indiscussa di questo teatro di mezza estate è lei: l’Acqua di San Giovanni. Un infuso di fiori ed erbe lasciati a mollo sotto le stelle, come se le piante potessero catturare un po’ di cielo notturno e distillarne la forza. Niente di scientifico, beninteso – ma vuoi mettere lavarsi il viso con la “rugiada degli Dei” invece della solita acqua del rubinetto?
Secondo la tradizione, quest’acqua:
- guarisce i mali del corpo e quelli dell’anima, anche quelli che la medicina ignora e i poeti chiamano malinconia;
- porta fortuna, e chissà mai che l’INPS non riconosca anche questo come beneficio fiscale;
- aiuta in amore, o almeno consola, che non è poco.
La ricetta della speranza
Prepararla è semplice, purché si sia disposti a rallentare il passo e raccogliere un po’ di verde con cura e rispetto. Serve:
- acqua (sorgente, minerale o del rubinetto, ma con l’intenzione giusta);
- erbe profumate e fiori: iperico, lavanda, menta, melissa, calendula, rose, garofani;
- un contenitore non di plastica – perché anche la magia ha bisogno del suo decoro.
Si raccolgono le piante al tramonto del 23 giugno, si mettono a bagno, e si lascia il tutto all’aperto tutta la notte, nella speranza che la rugiada – discreta e puntuale – faccia la sua parte.
La mattina dopo, il rito: lavarsi il volto, immergersi le mani, o anche solo inumidire un fazzoletto da portare in tasca. È un piccolo gesto, ma colmo di quella fiducia infantile che ogni tanto andrebbe rispolverata, come i ricordi belli.
Il potere della tradizione (o della poesia)
In un’epoca in cui tutto deve essere utile, documentato, tracciabile, l’Acqua di San Giovanni resiste come un gesto gratuito. Non serve a niente – nel senso più profondo e nobile del termine. Non fa curriculum, non compare sui social (se non in qualche filtro vintage), non produce profitto. Però, per chi lo vuole, regala una sensazione strana: quella di appartenere a qualcosa di più grande, antico e misterioso. Come se, per una notte, fosse ancora possibile credere che la natura sappia cosa fare, anche senza il nostro permesso.
E anche se il giorno dopo tutto torna come prima – il traffico, le mail, il condizionatore rotto – resta addosso quel lieve profumo di lavanda e un’idea, forse ingenua ma resistente: che un po’ di bellezza, in fondo, ce la possiamo ancora concedere.
Last modified: Giugno 22, 2025