Lecce (domenica, 18 maggio 2025) — Il Salento è una terra antica, forgiata dal vento, dal mare e dal tempo. Ma è anche una terra di pietre: dolmen, menhir e specchie che punteggiano le campagne come sentinelle silenziose del passato. Tra questi monumenti megalitici, uno dei più affascinanti è la Specchia dei Mori, situata lungo la strada che collega Martano a Martignano, nel cuore della Grecìa Salentina.
Un cumulo di pietre e leggende
Imponente e misteriosa, la Specchia – nota anche con il suo nome in griko salentino Segla tu Demoniu – si presenta come un grande cumulo di pietre a secco, simile per tecnica costruttiva ai celebri muretti che attraversano le campagne pugliesi. Ma a differenza di questi ultimi, la specchia non aveva una funzione agricola: la sua origine si perde nella notte dei tempi. Il termine “specchia” deriva dal latino specula, che indicava un luogo elevato per osservare. Gli studiosi ipotizzano dunque che potesse servire come punto di avvistamento strategico, forse per controllare il mare – fonte di ricchezza ma anche minaccia costante in epoche passate.
Una scala per toccare il cielo
Oltre alla sua funzione, la Specchia dei Mori è avvolta da una fitta trama di leggende popolari. Una delle più suggestive la lega a una razza di giganti – i “mori” – che avrebbero accumulato pietra su pietra nel tentativo di costruire una scala per raggiungere il cielo e sfidare gli dei. Un atto di superbia che, come nella leggenda della Torre di Babele, sarebbe stato punito duramente: l’opera fu distrutta e i costruttori furono sepolti sotto le macerie. Una poesia di Giannino Aprile, tratta dalla raccolta Traùdia, rievoca questa leggenda nella lingua grika, raccontando di un giorno in cui “i mori tristi vollero salire al cielo” e di come siano rimasti imprigionati sotto la specchia. Ancora oggi, si dice, chi si avvicina nel silenzio può udire i loro lamenti.
Tesori nascosti e tradizione orale
Ma non finisce qui. Secondo un’altra tradizione, all’interno della Specchia dei Mori sarebbe nascosto un tesoro: forse una chioccia con pulcini d’oro, sorvegliata dal Diavolo in persona. Nessuno l’ha mai trovato, ma l’immaginario popolare continua ad alimentare il mito. Questi racconti, tramandati di generazione in generazione, fanno parte del vasto patrimonio orale salentino, un insieme di cunti, poesie e canti che sopravvivono tra i borghi della Grecìa e oltre.
Una mappa astrale scolpita nella terra?
Oltre al fascino delle leggende, la Specchia dei Mori rappresenta anche un enigma per gli studiosi. Alcune teorie sostengono che le numerose specchie del Salento non siano state erette casualmente, ma facciano parte di un sistema più ampio di allineamenti con dolmen, menhir e altri elementi megalitici, concepito per riprodurre sulla terra una mappa del cielo. Un’ipotesi affascinante, che unisce archeologia, astronomia e spiritualità.
Conclusione.
Oggi la Specchia dei Mori è molto più di un semplice cumulo di pietre. È un simbolo del legame profondo tra il territorio salentino e il suo passato, tra la memoria e il mito. Un luogo dove storia, leggenda e natura si fondono in un racconto che continua ad affascinare chiunque si fermi ad ascoltare.