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Se Bruxelles parla pugliese (e pure in dialetto)

Lecce ( lunedì, 30 giugno 2025) — In un’Europa che si interroga su se stessa tra allarmi climatici e trattori in rivolta, arriva dalla Puglia un contributo curioso e prezioso. Non solo olio e taralli, ma anche lingue minoritarie e formazione tecnica avanzata.

di Valeria Russo

Due giorni a Bruxelles, cuore freddo e burocratico del continente, diventano occasione per riscoprire il calore delle radici e il futuro delle competenze, sotto l’egida – è proprio il caso di dirlo – dell’assessore Sebastiano Leo, che ha preso in spalla la delegazione pugliese per una missione tanto strategica quanto controcorrente.

La memoria delle lingue, tra passato e GPS

Lunedì 1° luglio, tra le mura istituzionali di Rue du Trône (che sembra un titolo fantasy, ma è solo un indirizzo belga), andrà in scena la presentazione di “Matria. Le lingue di ieri, di oggi e di domani”. Un progetto che potrebbe suonare nostalgico, ma che in realtà scommette sul presente. Perché parlare griko o arbëreshë oggi non è solo folklore: è un modo per dire che le diversità non sono scorie da assimilare, ma nuove coordinate culturali, forse perfino una bussola per una convivenza più ricca e meno ansiogena. A patto, ovviamente, che i fondi europei imparino a distinguere tra dialetto e rumore di fondo.

ITS: l’Italia che studia (e lavora)

Ma è il giorno successivo, martedì 2 luglio, che si entra nel vivo. Nella Sala Spaak del Parlamento Europeo (un nome che fa molto conferenza stampa post-partita), si parlerà di formazione professionale. Tema apparentemente poco sexy, ma che si rivela cruciale in un continente che teme la disoccupazione giovanile più di un default bancario.

Il titolo, per gli appassionati di lunghe formule, è:

“La verticalizzazione della formazione professionale in Europa: il sistema ITS, una storia italiana di successo”.

Tradotto: il sistema degli Istituti Tecnici Superiori – spesso oscurato dal mito liceale – sta finalmente mostrando i muscoli, e la Puglia è in prima fila. L’assessore Leo presenterà il cosiddetto “modello Puglia”, che non è uno slogan da marketing territoriale, ma un sistema educativo in grado di collegare i corsi di formazione tecnica alle reali necessità del mercato del lavoro. Una cosa che, detta così, sembra normale. E invece, nel nostro Paese, è un mezzo miracolo.

Dal trattore al data analyst

La platea sarà ampia e trasversale: ci saranno i rappresentanti del Ministero dell’Istruzione, quelli delle Regioni, il mondo delle imprese con Confindustria, CNA, Confartigianato, i dirigenti della rete ITS nazionale, perfino l’europarlamentare Elena Donazzan, vicepresidente della Commissione Industria. Tutti insieme per dire che formarsi bene conviene, e che il lavoro si costruisce – anche – a scuola. Non solo sui social.

Leo parlerà di relazioni istituzionali, fondi europei e governance, ma anche della recente vittoria pugliese: l’estensione delle borse di studio statali agli studenti ITS. Un colpo di fioretto istituzionale che ha permesso a tanti ragazzi – non proprio figli di papà – di proseguire i loro studi senza sacrificare l’ultimo stipendio dei genitori.

L’Europa delle piccole cose

Bruxelles, si sa, ama i numeri e i dossier. Ma ogni tanto si emoziona per le storie ben raccontate. E questa due giorni, tra lingue antiche che risorgono e giovani tecnici che imparano a progettare turbine o software, ci racconta che il Sud non è soltanto meta turistica o frontiera migrante. È anche laboratorio di resistenza culturale e di innovazione formativa.

Non cambierà l’Europa, certo. Ma forse, la renderà più umana.

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Last modified: Giugno 30, 2025
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