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Elio, gli alieni e Gallipoli: quando la Disney ci guarda (e ci vede)

Lecce (venerdì, 20 giugno 2025) —. Si chiama “Elio”, ed è l’ultimo nato in casa Disney-Pixar. Un ragazzino di undici anni, orfano e introverso, che parla più volentieri con lo spazio che con i suoi coetanei.

di Valeria Russo

Non ama il campetto di calcetto, ma preferisce le traiettorie delle comete. Il suo grande sogno? Farsi rapire dagli alieni. E chi non l’ha mai sognato, almeno una volta, in questo strambo pianeta?

La sorpresa, per noi italiani, è che a rispondere alla sua chiamata interstellare c’è anche un pezzo di Salento, più precisamente Gallipoli, con la sua spiaggia della Purità: sabbia chiara, mare trasparente e un certo talento per finire sulle cartoline e, adesso, anche nei film d’animazione.

Il trailer del film – uscito ieri insieme al debutto ufficiale nelle sale – non lascia spazio ai dubbi: accanto alla Baia del Silenzio di Sestri Levante, altro angolo da meditazione marina, compare anche lei, la Purità, ben inquadrata e persino identificata per nome. Non un cameo, ma un vero e proprio ingresso nel catalogo emotivo globale Disney. Che, da sempre, funziona così: ti prende per mano, ti porta lontano e, quando meno te l’aspetti, ti fa ritrovare a casa.

Gallipoli in orbita

A Gallipoli, inutile dirlo, si è levato subito l’orgoglio cittadino, puntuale come il maestrale. Il sindaco Stefano Minerva, con la giusta emozione istituzionale, ha commentato che la notizia non lo coglie impreparato, ma lo emoziona comunque. Comprensibile: non capita tutti i giorni che un luogo familiare, legato a ricordi, estati e granite al limone, venga immortalato da una multinazionale del sogno. E poi – dice il sindaco – guardare il mondo con gli occhi di un bambino è un’ottima ricetta. A Gallipoli, pare, la usano da tempo.

Certo, bisogna riconoscerlo: la Purità è una spiaggia che si presta. Non solo bella, ma narrativa, con le sue mura bianche e quella luce che pare fatta apposta per le animazioni Pixar. Una luce che, a volerla raccontare, servirebbe una tavolozza più che una tastiera.

Alieni, cerchi e corone

Il piccolo Elio, nel film, cerca di comunicare con gli extraterrestri disegnando cerchi e simboli sulla sabbia. In mezzo, una scritta: “Alieni, rapitemi”. Che poi è anche un messaggio generazionale, se vogliamo: scappare altrove, inventare mondi, sperare che qualcuno – o qualcosa – ci porti via da qui. Magari per tornare, dopo, con occhi nuovi. Anche questo, in fondo, è crescere.

E chissà se gli alieni, una volta atterrati, riconosceranno Gallipoli. Forse sì. Magari si fermeranno per una puccia o per una foto al tramonto. O magari, come spesso capita, saremo noi a guardarla di nuovo, questa spiaggia, e a vederla come fosse la prima volta.

Perché in fondo, a ben pensarci, è questo che fanno i film belli. Ti fanno vedere meglio le cose che avevi già sotto gli occhi. Anche una spiaggia. Anche un ragazzino. Anche l’infanzia, che se ne va sempre troppo in fretta.

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Last modified: Giugno 20, 2025
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