Scritto da 6:29 pm Lecce, Attualità, Top News

Il giorno del tocco (e del sogno)

Lecce (sabato, 21 giugno 2025) —. Sotto un cielo di giugno che già promette l’estate, nel tardo pomeriggio del 20, Lecce si è fatta teatro — e non metaforicamente — della cerimonia più teatrale che l’università conosca: il Graduation Day.

di Valeria Russo

Il quarto per l’Università del Salento, che con il consueto miscuglio di pompa e commozione ha visto 399 neolaureati attraversare Corso Vittorio Emanuele in corteo, tra drappi celebrativi e sguardi sorpresi dei passanti, con il passo un po’ marziale e un po’ smarrito di chi sta uscendo da un’epoca e ancora non ha capito dove lo porterà la prossima.

Apriva il corteo il rettore, Fabio Pollice, non senza orgoglio e forse un pizzico di nostalgia, accompagnato da una nutrita delegazione accademica – direttori di dipartimento, senatori, presidenti dei consigli didattici, fino al direttore generale. Tutti riuniti in una processione laica, ma non per questo meno solenne, come se l’Accademia, almeno per un giorno, ricordasse a se stessa di essere anche rito, simbolo, passaggio. E non solo pratica burocratica.

Il chiostro del Rettorato, destinazione finale della marcia, si è trasformato in agorà: prima un video, Our University (titolo che già sa di orgoglio e collettività), poi le note del Coro polifonico di UniSalento — prima l’Inno di Mameli, poi l’Ode alla gioia, a ricordarci che l’Europa, quando vuole, sa essere anche un ideale. Dirigeva il Maestro Luigi De Luca, con quell’aria di chi sa che la musica, certe volte, spiega più delle parole.

Tra le autorità, anche Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale, con un saluto personale e quello (più istituzionale) del governatore Michele Emiliano. Una presenza che sottolinea quanto le università, oggi più che mai, debbano sentirsi parte integrante del territorio. Non torri d’avorio, ma fari – magari di quelli che aiutano i ragazzi a trovare la rotta in un mare dove le correnti sono spesso confuse.

Il discorso del rettore, come da tradizione, ha cercato la sintesi tra retorica e affetto, tra cifre e metafore. Ma non è mancata un’immagine efficace, quasi epica:

«L’Università del Salento è come una barca a vela. A vele spiegate, viaggia verso l’orizzonte. E voi siete il vento».

Bella frase, da appuntarsi – se non sul cappello, almeno nella memoria.

C’è stato spazio anche per due voci simboliche: la più giovane neolaureata, Maria Elisa Pagano, e il più “esperto”, Francesco Saponaro, a ricordarci che l’apprendimento non è un fatto anagrafico, ma una vocazione, e a volte persino una tardiva ribellione all’inerzia.

Poi il “Gaudeamus igitur”, che come sempre suona insieme buffo e struggente, come ogni rito che segna la fine di un tempo e l’inizio di un altro. E infine, il gesto tanto atteso: il lancio del tocco. Che più che un addio somiglia a un arrivederci rivolto in alto, là dove, si spera, questi ragazzi troveranno posto.

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Last modified: Giugno 21, 2025
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