Lecce (martedì, 24 giugno 2025) — È una notte che si fa leggenda, o forse è una leggenda che ogni anno si traveste da notte. Quella tra il 23 e il 24 giugno, quando il calendario inciampa su San Giovanni e la superstizione si rimette il vestito buono.
di Valeria Russo
Per una manciata d’ore, il tempo si piega alla tradizione, come un vecchio che china la testa davanti a un ricordo. È la notte della rugiada che cura, delle uova che predicono, dei baccelli che misurano il destino. È, soprattutto, la notte in cui anche le zitelle – sì, quelle che non si chiamano più così da anni, ma che esistono ancora sotto mentite spoglie – possono sperare in una profezia buona.
Il copione è sempre quello: un po’ di sacro, un pizzico di profano, molta speranza e una spruzzata di rugiada, che non è solo umidità atmosferica, ma una specie di benedizione laica, un’acqua battesimale distribuita a caso dai fili d’erba. Chi si rotola nell’erba, a quell’ora, non ha perso il senno: sta cercando amore, fertilità, salute, fortuna o semplicemente un motivo per crederci ancora. Come quando da piccoli si chiudevano gli occhi per spegnere le candeline, convinti che bastasse desiderare con forza per meritarsi il miracolo.
E poi c’è l’uovo. Non il proverbiale uovo oggi al posto della gallina domani, ma un uovo senza tuorlo, una specie di oracolo ovale: l’albume versato in acqua, lasciato tutta la notte sul davanzale, così che la rugiada – questo regista invisibile – ne modelli il destino. C’è chi vede velieri, chi attrezzi agricoli, chi iniziali, chi bollicine: in fondo, il futuro ha sempre la forma che vogliamo dargli, basta scrutarlo a lungo in un bicchiere.
Non mancano i baccelli, antichissimo barometro contadino della sorte: uno spogliato, uno mezzo vestito, uno ben coperto. Il mattino, infilare la mano sotto il cuscino e pescare è un gesto da prestigiatore del destino. A seconda del baccello estratto, il domani sarà ricco, normale o povero. La differenza, in fondo, sta tutta nella buccia. Come se il senso della vita potesse essere sbucciato, strato dopo strato.
San Giovanni è anche questo: il tentativo ostinato, tenero, umano, di mettere ordine nel caos. Di trovare segni dove forse ci sono solo gocce. Di sperare che una notte basti per raddrizzare un anno. È il capodanno delle illusioni buone, quelle che non fanno male, quelle che non promettono nulla ma autorizzano tutto.
E allora avanti con le preghiere travestite da riti, con le superstizioni sussurrate come filastrocche. Anche quest’anno, la notte di San Giovanni porterà i suoi misteri tra le mani di chi li cerca. E all’alba, come sempre, non resterà che il ricordo. E forse, nel cuore, il desiderio di continuare a credere.
Last modified: Giugno 24, 2025