Scritto da 7:02 pm Italia, Attualità, Top News

L’alfabeto del portafoglio: l’educazione finanziaria entra a scuola

Lecce (giovedì, 25 giugno 2025) — Mezza Italia scolastica ha fatto i conti. Non nel senso delle interrogazioni di matematica, ma con qualcosa che somiglia molto alla vita vera: l’educazione finanziaria. Quella che ti insegna che non tutto ciò che luccica è un investimento e che, con ogni probabilità, la pensione non ti cadrà in testa come una mela sulla strada di Newton.

di Valeria Russo

Secondo una ricerca promossa da Alleanza Assicurazioni e AIEF (gli educatori finanziari, quelli veri), oggi un istituto scolastico su due ha avviato un percorso di educazione finanziaria. Cosa significa? Che almeno in metà delle scuole italiane si è cominciato a parlare seriamente di denaro, di bilanci, di scelte consapevoli. In altre parole, di come non finire sotto un mutuo troppo lungo o dentro una carta di credito troppo elastica.

Il tutto è stato presentato oggi 26 giugno, con la solennità che si addice alla materia, nella Sala Matteotti della Camera dei Deputati. Luogo che, per una strana ironia del destino, ha visto passare bilanci ben più complicati e spesso molto meno trasparenti. L’evento – dal titolo che è già una sintesi programmatica: “Educazione Finanziaria a scuola. Facciamo il punto!” – è stato patrocinato dal Ministero dell’Economia. E per una volta, l’economia ha deciso di cominciare dai banchi, non dai conti offshore.

I dati sono incoraggianti: i genitori approvano, i ragazzi si appassionano, gli insegnanti arrancano ma ci provano. Manca, certo, una formazione strutturata, qualche manuale in più, e un pizzico di coordinamento nazionale. Ma la voglia c’è. Soprattutto perché, come dimostra il programma Edufin a scuola, quando a guidare sono esperti esterni (non i prof di ginnastica riciclati per necessità), l’entusiasmo si moltiplica. Nove insegnanti su dieci si dicono soddisfatti. E sei su dieci sono favorevoli al coinvolgimento di operatori del settore. Il che è già una piccola rivoluzione pedagogica: la scuola che apre le finestre e lascia entrare l’aria (e il mercato) senza che quest’ultimo si sieda in cattedra.

La soddisfazione è diffusa, tanto tra i genitori quanto tra gli studenti. Il 98% degli alunni coinvolti partecipa attivamente. Non male per una materia che fino a ieri evocava solo conti correnti e spread. Vuol dire che se spieghi a un ragazzo cosa sia un investimento, lui smette di pensare solo ai follower.

Davide Passero, di Alleanza Assicurazioni, lo dice chiaramente: “L’educazione finanziaria è una leva per ridurre le disuguaglianze”. Ed è vero. Perché chi nasce già informato, spesso parte avanti. Gli altri rincorrono. L’alfabetizzazione economica – oggi come oggi – è una questione democratica. Una bussola sociale, un paracadute civile.

Nunzio Lella, presidente di AIEF, la dice ancora più netta: “Vogliamo essere le diramazioni delle istituzioni”. Una rete capillare di educatori che vada là dove lo Stato arriva poco: nelle classi di periferia, nei paesini dell’entroterra, nei laboratori dove le formule si confondono con i fogli paga.

Il senatore Dario Damiani ha messo il sigillo politico alla questione: “È un investimento sul capitale umano”. Parole alte per un’operazione che, in fondo, parte dal basso: insegnare ai ragazzi che la moneta ha due facce, e non sono solo testa o croce. Ma anche scelta o fatalità.

E allora, che sia benvenuta questa nuova materia. Che non parla solo di numeri, ma di futuro. E che, magari, ci eviterà una nuova generazione di cittadini spaesati davanti a una busta paga o a una bolletta. In un Paese in cui si è sempre preferito parlar d’amore che di soldi, finalmente qualcuno prova a farli andare d’accordo.

Condividi la notizia:
Last modified: Giugno 26, 2025
Close