Lecce (sabato, 07 giugno 2025) — Oltre 500mila lavoratori pugliesi, pari al 56,8% della forza lavoro regionale, vivono con uno stipendio netto mensile che non supera i mille euro.
di Valeria Russo
È il dato più emblematico di un quadro economico e occupazionale allarmante, diffuso dalla Cgil Puglia durante una conferenza a Bari a cui hanno partecipato, tra gli altri, Gigia Bucci, segretaria generale regionale, Nicolò Giangrande, responsabile dell’ufficio Economia della Cgil nazionale, e l’economista Michele Capriati dell’Università di Bari.
Un lavoro sempre più precario e sottopagato
Secondo l’analisi del sindacato, quasi un terzo dei lavoratori con contratti temporanei è intrappolato nella precarietà da almeno cinque anni. La Puglia, infatti, è seconda in Italia dopo la Basilicata per numero di occupati a termine di lungo corso. Inoltre, nel 2024, la regione si colloca al sesto posto per bassa intensità lavorativa: uno su dieci lavora meno di due mesi all’anno.
Povertà e disuguaglianze sociali in crescita
Sul fronte del disagio sociale, i numeri non sono meno preoccupanti. La Cgil evidenzia che quasi un cittadino pugliese su tre vive in famiglie con un reddito inferiore alla soglia di povertà relativa, collocando la Puglia al quarto posto a livello nazionale. Non solo: la regione è seconda solo alla Calabria per grave deprivazione materiale e sociale, con oltre il 10% della popolazione che presenta almeno sette segnali di disagio socio-economico.
Disoccupazione femminile e sottoutilizzo del capitale umano
Anche il part time involontario rappresenta una delle criticità del mercato del lavoro pugliese: uno su dieci lavora a orario ridotto contro la propria volontà, una percentuale che sale al 17,2% tra le donne. Inoltre, il 25% dei lavoratori è impiegato in ruoli che non richiedono il livello di istruzione posseduto, segno di un persistente mismatch formativo. Il tasso di occupazione complessivo si ferma al 55,3%, con un divario netto tra uomini (70,3%) e donne (40,5%). Allarmante anche il dato relativo al fenomeno migratorio tra i laureati: nel 2023, tra i giovani tra i 25 e i 39 anni, il saldo tra chi è partito e chi è tornato in regione è stato negativo, con una perdita del 33,2%.
L’appello della Cgil: “Serve un cambio di rotta”
«Il lavoro in Puglia – ha dichiarato Gigia Bucci – è sempre più instabile e mal retribuito. Non possiamo continuare a ignorare questi segnali: servono investimenti, politiche attive e una strategia che metta al centro la dignità dei lavoratori e la giustizia sociale».
Last modified: Giugno 7, 2025