Lecce – Un neonato risultato positivo alla cocaina alla nascita è ricoverato da oltre due settimane nel reparto di Neonatologia dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. La scoperta, avvenuta lo scorso 17 ottobre, ha scosso profondamente il personale medico e l’opinione pubblica, aprendo un’inchiesta coordinata dalla Procura dei Minori per chiarire come la sostanza sia finita nel corpo del piccolo. Il bambino, sin dai primi istanti di vita, mostrava tremori anomali che hanno spinto i medici a disporre immediati test tossicologici: l’esito ha confermato la presenza di cocaina nel sangue neonatale.
di Nicola De Dominicis
Parallelamente è stato sottoposto a esame anche la madre, risultata negativa alla sostanza. Tuttavia, spiegano gli esperti, questo non esclude l’ipotesi che la droga sia stata assunta durante la gestazione: la donna avrebbe potuto smaltirla più rapidamente, mentre il neonato – con un fisico fragile e incapace di metabolizzare sostanze di tale tipo – ne avrebbe conservato tracce. Questa ipotesi resta, per ora, la più accreditata tra i medici che seguono il caso e tra gli investigatori.
La vicenda ha subito attivato i canali istituzionali: la Procura dei Minori, informata dal personale sanitario, ha disposto il coinvolgimento dei servizi sociali del comune a nord di Lecce dove risiede la famiglia. Le indagini, dirette dalla sostituta procuratrice Maria Consolata Moschettini e coordinate dalla procuratrice capo Simona Filoni, puntano a ricostruire il contesto familiare e sociale in cui il bambino sarebbe cresciuto. Per ora, non è stato concesso alcun nulla osta per la riconsegna del neonato ai genitori, in attesa di chiarimenti e di un miglioramento delle condizioni cliniche.
Secondo fonti vicine alla famiglia, la coppia – convivente e seguita dall’avvocato Giuseppe Presicce – sarebbe rimasta sconvolta dalla notizia, descritta come attenta e premurosa nei confronti del figlio. Tuttavia, gli inquirenti restano cauti: sarà necessario verificare ogni dettaglio, dalle abitudini della madre alla rete relazionale e ambientale che la circonda.
Il piccolo, intanto, continua a ricevere cure costanti e monitoraggio medico. Un caso che solleva interrogativi delicati sul rapporto tra maternità, fragilità sociale e uso di sostanze, ma anche sulla necessità di una rete sanitaria e familiare capace di prevenire, prima ancora che curare, tragedie come questa.
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Last modified: Novembre 3, 2025

