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Otranto, pesca a strascico: nuove sanzioni per 4.000 euro

Otranto (martedì, 7 ottobre 2025) — Un nuovo episodio di pesca illegale ha riportato l’attenzione sulla fragilità degli ecosistemi marini e sulla difficoltà di garantire il rispetto delle regole in mare aperto. Un peschereccio, già noto alle autorità per precedenti infrazioni, è stato infatti colto per la seconda volta in meno di un anno mentre esercitava la pesca a strascico in una zona vietata. L’intervento delle Fiamme Gialle ha portato a multe complessive pari a 4.000 euro e al sequestro delle reti impiegate.

di Nicola De Dominicis

L’operazione è stata condotta dalla Sezione Operativa Navale di Otranto con il coordinamento del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza. L’attività rientra in una serie di controlli mirati, pensati non solo per reprimere pratiche scorrette ma anche per garantire una tutela effettiva dell’ambiente e delle risorse naturali. I successivi accertamenti hanno confermato che il comandante del peschereccio non era nuovo a simili comportamenti, ma con ben due precedenti violazioni che gli avevano già comportato la sospensione della licenza di pesca e delle funzioni di comando.

A complicare ulteriormente la vicenda vi è il coinvolgimento della società armatrice, destinataria in passato di un contributo Feamp (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca). Proprio a causa delle irregolarità riscontrate, l’ente regionale competente aveva disposto la revoca dei benefici economici e il recupero delle somme già erogate. Nonostante ciò, al termine della sospensione, il peschereccio ha ripreso la propria attività, incorrendo nuovamente nella stessa infrazione. Una recidiva che aggrava la posizione del comandante, ora esposto a ulteriori sanzioni e nuove sospensioni.

Questo caso mostra con chiarezza quanto la pesca a strascico in zone vietate sia problematica: una pratica che, sebbene redditizia sul breve periodo, compromette gli equilibri naturali. I fondali marini subiscono infatti danni spesso irreversibili; gli habitat più fragili vengono distrutti, la riproduzione delle specie compromessa e l’intero ecosistema rischia squilibri difficili da riparare. Non si tratta dunque solo di un illecito economico, ma di una vera e propria minaccia alla biodiversità marina, che mette a rischio anche la sostenibilità futura della pesca stessa.

La vicenda di Otranto, oltre a essere un episodio di cronaca, rappresenta un esempio lampante di come la tutela dell’ambiente marino sia strettamente intrecciata alla legalità e al rispetto delle regole.

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Last modified: Ottobre 7, 2025
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